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….sulle labbra Magenta schiudono le stagioni passate, le presenti e le future insieme… e fra antichi marmi ed enigmatici sorrisi rifioriranno le rose.

Quando si perde qualcuno che ci è stato caro, è come se nel nostro cuore scendesse la neve: silenziosa, pura e malinconica come il ricordo di chi non è più con noi.
Succede allora che, in un momento di riflessione interiore, cerchiamo di rimettere ordine al continuo accavallarsi di ricordi che, nella nostra mente, si rincorrono e si accavallano come le scene di un film di cui siamo stati solo attori, non registi.
Il colloquio personale del nostro io con la persona perduta diviene allora poesia, pensiero puro, in un intrecciarsi di sensazioni e dolcezza.
Capita, in questi momenti, di guardare istintivamente in alto, fra le stelle: gli occhi cercano la stella che apparentemente non si sposta mai sulla volta celeste. E’ la stella polare, intorno alla quale ruotano le costellazioni del Polo, e che per questa disposizione non tramontano mai: Cassiopea, l’Orsa maggiore e l’Orsa minore nella quale è riconoscibile la stessa polare.
A seconda della loro posizione nel cielo, in esse riconosciamo le stagioni della terra: è come se il loro eterno movimento apparisse ai nostri occhi come un continuo ricordarci il ciclo vitale del nostro stesso pianeta, e con esso, tutte le forme vitali che lo popolano.
Siamo passati in molti su questo nostro piccolo pianeta, casa nostra: antiche civiltà ci hanno preceduto, lasciando dietro di loro vestigia di glorie e cultura. A noi hanno lasciato eredità consegnate al tempo che è passato, anno dopo anno, scandito dalle stelle fin dalle silenziose profondità dell’universo. Fra scorci di antichi marmi si intravedono quelle lontane luci ed allora ci sentiamo parte di loro: nella loro prospettiva cosmica, diventiamo noi stessi parte di spazi infiniti, in compagnia di chi è stato prima di noi, mai conosciuto, e di chi si è perduto da poco.
Sui sarcofaghi gli etruschi modellavano statue in terracotta per ricordare a chi sarebbe venuto la persona che non c’era più. Erano e sono tuttora statue di una bellezza raffinata e misteriosa come misterioso era questo stesso popolo. Dai grandi occhi di taglio mediorientale, dai sorrisi enigmatici e dalle fattezze delicate, esse ci fanno partecipi di lontane esistenze, venute prima di noi, la cui vita è stata accompagnata dalle stesse stelle che noi oggi vediamo.
Forse la poesia della vita è convertire la memoria nei sogni e nei ricordi e porre qualche luce felice sulla strada che ci aspetta: e la figura viva della donna rappresentata nel quadro lo sa.
Il ricordo di chi si è perduto diviene compagno del cammino, poesia di una memoria che è a sua volta eterna: sulle labbra Magenta schiudono le stagioni passate, le presenti e le future insieme come un’eterna elegia di lontane costellazioni… E, fra antichi marmi, appoggiarsi a colui che è venuto prima di noi e, meglio di noi, conosce il destino a cui tutti andiamo incontro.
Nevi eterne ricopriranno rami spogli, ma nell’appoggiarsi a quel meraviglioso gesto di muoversi per sempre dentro quella terracotta, sorridere con lo stesso enigmatico eterno sorriso: ognuno di noi sarà il continuo nei nostri sogni dei cari perduti… e solo allora rifioriranno le rose….

Dimensioni : 50 x 70
Tecnica mista : matita grassa “Pablo” + tempera